Biomasse lignocellulosiche

Le biomasse lignocellulosiche sono tutte quelle biomasse che derivano dai vegetali dotati di tronco e si distinguono in tre tipologie principali.

Biomasse cippato: legno ridotto a scaglie.

Biomasse pellet: pastiglie di legno pressato e macinato.

Biomasse in tronchetti: legno fondamentalmente ridotto alle dimensioni di legna da ardere.

Nel corso degli anni, l’aumento dell’uso di biomasse lignocellulosiche in luogo di petrolio, carbone e gas naturale ha contribuito a contenere l’effetto serra.

La coltivazione con metodi agronomici di selezionate specie arboree, realizzata appositamente per produrre biomassa, consente  di massimizzare la quantità di legname per unità di superficie mantenendo al contempo la sostenibilità del sistema. Le migliori piante in questo senso sono le latifoglie a rapido accrescimento, che presentano un ciclo breve o brevissimo.

Tra queste, in Italia le migliori sono alcune specie pure o ibride di pioppo, salice ed eucalipto.

Per queste specie, la rapida crescita risponde in maniera ottimale a ceduazione, concimazione ed irrigazione. Quest’ultima tuttavia non deve essere una pratica di routine, a causa dell’elevato costo da sostenere a fronte del basso valore commerciale della biomassa.

Ulteriore vantaggio di queste piantagioni è quello di poter essere costituite su terreni inquinati che sono in grado di “ripulire”, ottenendo contemporaneamente tre risultati:

– la produzione di biomassa a ciclo breve;

– il disinquinamento del terreno;

– la riduzione dei prelievi dai boschi naturali  per ottenere biomassa;

Naturalmente non si tratta di piante ad uso alimentare.

Altre biomasse di questo tipo possono essere ricavate sfruttando i residui di attività industriali, agroindustriali, o di altre culture (ad esempio paglie, potature, gusci, noccioli).

Le biomasse lignocellulosiche così ottenute verranno impiegate in processi termochimici per ottenere calore ed energia termoelettrica.