L’altra faccia dell’eolico: i casi di Manfredonia e Trapani

Mentre in Europa e nel mondo la realizzazione di parchi eolici su terra o sul mare procede secondo progetti e regole ben definite, garanzie e studi sull’impatto ambientale ed una volta approvato il tutto la realizzazione avviene al più nel giro di due anni, in Italia (come sempre) le cose vanno diversamente.

problemieolico1Nonostante sia necessario individuare una nuova strada verso le energie alternative (siamo ancora tra i maggiori paesi importatori di energia e gas) che non sia quella del nucleare, i problemi si moltiplicano esponenzialmente e tante situazioni vengono a sollevarsi: ecomafie, ecologisti al contrario, assenze di pianificazioni, sommosse popolari.

Eppure, una soluzione dovrebbe prima o poi trovarsi. L’Italia è il Paese in cui ci si lamenta sempre e comunque senza però proporre quelle che dovrebbero essere le concrete alternative energetiche se non quella di continuare a prelevare energia salatissima dall’estero.

Emblematici in questo senso i casi dei parchi eolici previsti al largo di Manfredonia (Gargano) e Trapani.

A Manfredonia, il secondo parco eolico offshore dovrebbe realizzarsi a circa 10 km dalla costa con 85 nuove pale, ma la sua approvazione ha già visto reagire gran parte dei locali, dichiarando in un sol colpo distruzioni di fauna marina e specie di uccelli, danni per la pesca e per l’equilibrio del mare. Viene vista in cattiva luce la realizzazione del parco da parte di imprese straniere (e da chi, in un mondo dove l’essere sovranazionale è l’unico modo per realizzare dei grandi progetti?) ed infine dichiarando la mancanza di accumulatori che possano stoccare l’energia per trasferimento. Alla luce dei fatti, i paventati danni a fauna e pesca sono campati in aria, così come d’altro canto è vero che manca un’adeguata programmazione nella realizzazione dei parchi eolici ed è qui che deve intervenire il Governo. Perché se da un lato dei cittadini possono sollevarsi adducendo tutta una serie di motivi, è il Governo che deve essere in grado di fornire le “controprove” senza avallare tacitamente. Se è vero che mancano degli accumulatori, basterebbe realizzarli. Mentre gli studi di impatti minimi su fauna e avifauna dovrebbero essere stati precedentemente compiuti e si dovrebbe renderli pubblici. Il popolo di Manfredonia è già inviso alle “ingerenze energetiche” a causa degli sfracelli fatti dalla centrale Enichem prima e dal fotovoltaico senza controllo poi. Per questo, pianificazioni, rassicurazioni e quant’altro andrebbero necessariamente dati prima di qualunque approvazione tanto più alla gente di un comune già “scottato”.

problemieolico2Caso simile, forse un po’ più grave, in quel di Trapani. Al largo della costa trapanese, infatti,  si vorrebbe realizzare un parco eolico da 48 elementi, ma ad una distanza in cui l’impatto ambientale può davvero farsi sentire: soltanto 3 km dalla costa. La giustificazione è data dal fatto che più in là i fondali diventano abissi e non è possibile realizzarli alle normali distanze di almeno 10 km. A questo punto, però, i trapanesi han tutte le ragioni per protestare: perché realizzare forzatamente un parco offshore ad una distanza così ridotta dalla terraferma? Rovinando realmente un largo tratto di costa? Che non sia solo per il giro d’affari da 500 milioni di euro?

Ecco perché, in Italia, prima di tutto dovrà essere necessario stabilire una volta per tutte sia una normativa ad hoc sia un quadro di programmazione adeguata nella realizzazione degli impianti, tenendo conto di tutti gli aspetti possibili.

immagini: morguefile.com