Il biometano

biometano 2Il biometano è l’ultima frontiera delle risorse rinnovabili ed è un composto derivato dal biogas, che dopo essere stato raffinato e purificato diventa biometano, vale a dire metano concentrato al 95-98% e che può essere usato come combustibile anche per le automobili, così come avviene oggi per il gas naturale fossile, contribuendo inoltre alla diminuzione dei gas serra nell’ambiente.

Il biogas, a sua volta, viene prodotto dalla decomposizione a livello biologico di sostanze organiche, avvenuta in assenza di ossigeno. Tra le sostanze organiche considerate si utilizzano elementi come acque reflue sia di fogna che zootecniche, rifiuti alimentari, rifiuti da lavori agricoli o specifiche produzioni agricole.

Il vantaggio del biometano, dunque, è tutto nella possibilità di sostituire il metano naturale come fonte combustibile, con la possibilità di immetterlo in una rete che o distribuisce sul territorio nazionale come avviene oggi per il metano proveniente dalla Russia, nonché con la possibilità di trasportarlo e stoccarlo anche a migliaia di chilometri. Il vantaggio, dunque, sarebbe duplice: liberarsi dalla “dipendenza energetica” che si è venuta a creare nei confronti dell’estero per le forniture di metano e contribuire al riutilizzo di residui organici sostituendo una risorsa esauribile con una rinnovabile. Pensate che da un ettaro di terreno coltivato si può ottenere biocombustibile in quantità tali da far percorrere ad un’automobile quasi settantamila chilometri! Ne consegue che una maggior intensificazione nella sua produzione, comporterebbe benefici su tutto il territorio, sostituendo il metano e incentivando la stessa produzione di automobili a metano, diminuendo l’utilizzo di benzina.

Produrre biometano non è poi un’attività che danneggia le normali produzioni agricole, ma anzi si può tranquillamente programmare il livello della sua produzione in base alla quantità di prodotti di scarto che si ottengono. Se prendiamo in considerazione il potenziale produttivo attuale, già nel medio periodo si potrebbe arrivare a coprire il 10% del consumo nazionale di metano producendo circa 8 miliardi di metri cubi l’anno a fronte dei settanta miliardi oggi importati dall’estero.

L’Italia ha finora fatto poco per incentivare il biometano, ma il 5 dicembre 2013 è stato pubblicato il decreto di attuazione delle linee guida del D.lgs 28/2011 che ha definito le modalità di incentivazione del biometano operando così un’importante occasione di rilancio per il raggiungimento di una maggior indipendenza energetica da fonte rinnovabile. Potrete trovare il decreto in questa pagina della Gazzetta Ufficiale ed in particolare a soffermarsi sugli incentivi è l’Articolo 3.

Gli incentivi si differenziano in quattro casi:

–          Per il biometano immesso in rete per la distribuzione: incentivi per vent’anni con incremento del 50% se il biometano è prodotto solo da sottoprodotti e rifiuti;

–          Per il biometano utilizzato nei trasporti dopo immissione nella rete del gas naturale: certificati di immissione per vent’anni, raddoppiati se il biometano è prodotto con sottoprodotti, rifiuti biodegradabili o alghe;

–          Per il biometano utilizzato in impianti di cogenerazione ad alto rendimento: si riconoscono le tariffe per la produzione elettrica da biogas per vent’anni;

–          Per la riconversione di impianti biogas esistenti alla produzione di biometano: incentivi del 40% per i nuovi impianti per il biometano da immettere in rete o per impianti di cogenerazione ad alto rendimento, incentivi del 70% per il biometano da utilizzare nei trasporti.

Il futuro è tracciato, la capacità imprenditoriale e una certa rapidità dei processi burocratici per gli incentivi potrebbero finalmente contribuire ad allentare la morsa della dipendenza energetica italiana dall’estero, mantenendo l’ambiente più pulito.

biometano 1immagine 1: foto Flickr by alistairas, licenza CC BY.

immagine 2: foto Flickr by epSos.de, licenza CC BY.

One Response so far.

  1. Moreno ha detto:

    Una speranza per il futuro, non solo per il benessere nostro ed ambientale, ma anche per quello economico